Scrittori ai tempi del Corona Virus: Intervista a Giovanni Bonelli

Intervista a Mario Izzi scrittore ai tempi del Corona Virus

Scrittori ai tempi del Corona Virus: Intervista a Giovanni Bonelli

Cosa vuol dire per te essere scrittore ai tempi del Corona Virus?

Come per tutti, significa avere innumerevoli problemi, paure e limitazioni.
In particolare, mi pesano le limitazioni alla libertà personale, che però ritengo necessarie.
Per l’attività di scrittore colgo invece l’opportunità di assistere a un evento epocale, che offre notevoli spunti di riflessione sulla nostra società e, in particolare sul nostro stile di vita.
Scrivere mi aiuta sicuramente a ragionare su questi temi.
Mi vergogno per la mia poca originalità ma, come molti, in questi giorni sto scrivendo un racconto sul tema.
Non so se lo renderò mai pubblico, perché l’obbiettivo principale è quello di effettuare un’analisi più approfondita sia del mondo esterno, che del mio mondo interiore.

Nel tuo romanzo, racconti di una società che è profondamente mutata, nella quale chi è rimasto, deve continuamente lottare per sopravvivere, o deve fare i conti con la tecnologia che avanza, nuove regole a cui sottostare ed universi paralleli. Ti saresti mai aspettato, in un certo senso, di ritrovarti all’improvviso in una situazione simile?

Guarda, al di là di tutte queste cose, quasi tutte presenti nei mie racconti, mi ha particolarmente impressionato una cosa che ho notato in Moloch Marrakech e che non ricordavo.
Ho scritto il racconto più o meno a settembre 2019, quando ancora non si parlava di coronavirus, e
mi sono impressionato rileggendo alcuni punti, che parlano proprio della paura delle malattie come possibile strumento di controllo sociale. Te ne cito un paio:

“I Moloch di ultima generazione,
grazie a una benedizione del supremo sacerdote,
saranno in grado di proteggere i fedeli dalle malattie,
a patto che la fede di chi le indossa sia forte. “

“Il culto di Moloch si sta di nuovo diffondendo in tutto il pianeta.
L’idea di fare leva sulla paura delle malattie
e sulla superstizione è stata geniale…”

Non voglio dire che ci sia niente di profetico, ma sento che, forse, il mio inconscio stava cercando di avvertirmi di un qualche pericolo. Non è la prima volta che mi capita.

Secondo te, quanto pensi che questo periodo di particolari restrizioni, influenzerà la società nei prossimi mesi? Cosa subirà maggiori cambiamenti?

Da un lato, dovendo rinunciare a molte divertimenti, saremo tutti costretti a fare i conti con noi stessi, a riflettere.
Si potranno così cogliere molte opportunità di cambiamento, da quanto e come lavorare alle abitudini di consumo. Magari potremmo iniziare anche a capire quello che è veramente necessario e quello che non lo è, per praticare uno stile di vita più a misura d’uomo e di ambiente.
Nel lungo periodo, però, queste limitazioni alla libertà personale, che lo ripeto sono attualmente necessarie, potrebbero diventare anche molto pericolose.
Il governo può , giustamente, militarizzare il paese per qualche settimana, ma se il periodo diventa troppo lungo il rischio è che ci sfugga di mano la democrazia.
E’ un problema difficile, perché il rispetto delle regole serve a salvare vite.
Personalmente, l’unica vera alternativa che vedo alla militarizzazione, al momento, è l’autodisciplina.

Sei uno scrittore ed ora sei costretto a stare a casa, in che modo questo influenza il tuo rapporto con la scrittura? Riesci a dedicargli più tempo? 

A dire il vero non molto di più. Con le tecnologie noi restiamo dentro casa, ma il mondo ci segue in tutti i nostri spazi privati. Alla fine siamo costantemente invasi e interrotti.
Se non esistesse Internet sì, probabilmente avrei più tempo, ma così è una continua distrazione, un’immensa perdita di tempo prezioso.

In due parole scrivere per te è…. 

Immaginare illimitatamente.

#iorestoacasa è il motto del momento, cosa ti senti di suggerire ai lettori e non per stare in casa? 

Meditare e conoscere se stessi, perché è la cosa migliore che si può fare nella vita.
Poi leggere, coltivare passioni, studiare.
E, magari, bersi un buon bicchiere di vino, che aiuta sempre.

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